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Politica

Provincia di Vibo in crisi, L'Andolina prende tempo sulle dimissioni

Il presidente contro Forza Italia: «Il comunicato del partito mi ha colpito più sul piano personale che politico»

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Provincia di Vibo in crisi, L'Andolina prende tempo sulle dimissioni

Prende tempo il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Corrado L'Andolina, per decidere se continuare a mantenere le redini dell'Ente o se dimettersi, accogliendo le richieste dei gruppi consiliari di Forza Italia e Centro che finora lo hanno sostenuto, ma che oggi ne invocano le dimissioni per l'azione politica «troppo autoritaria».

Nelle more della ricerca di una nuova maggioranza, dunque, L'Andolina si è presentato oggi in Consiglio provinciale con un articolato discorso, spiegando di assumere una decisione «ben ponderata, non frettolosa e di pancia».

Di seguito il discorso integrale del presidente:

 

Lo sconforto

«Nei momenti difficili - ha esordito L'Andolina a palazzo ex Enel - gli affetti restano il rifugio più sicuro. Quelli che ci accompagnano ogni giorno e quelli che continuano a vivere in noi. Mio padre, con la sua capacità di leggere le dinamiche politiche, parlava spesso del rischio che il “particulare” soffocasse la visione più alta della politica. Ho imparato a mie spese che la politica non è il luogo delle gratificazioni, ma quello dove si paga il prezzo delle proprie convinzioni. E l’unico metro che ho sempre adottato è stato il rispetto per l’Istituzione e per chi, ogni giorno, attende risposte concrete.

Oggi sento il peso delle parole di mio padre. E sento anche il peso umano di giorni che non sono stati facili. Non nego che il comunicato di Forza Italia mi abbia colpito, più sul piano personale che politico. Ho provato sconforto e anche dolore. Perché la politica nasce per alleviare il dolore degli altri, non per infliggerlo. Ma accetto quella decisione. Le nostre strade si sono divise».

 

La decisione

Il massimo inquilino dell'Ente intermedio ha riferito di non aver maturato ancora decisione alcuna: «Ho riflettuto a lungo. Ho valutato ogni ipotesi con serietà e con coscienza. Non ho ancora maturato una decisione definitiva sul mio futuro istituzionale. Non ho mai cercato scorciatoie né mi sono mai sottratto alle responsabilità. Porterò a termine l’iter del bilancio perché l’interesse dell’Ente e della comunità lo richiede. Poi, con serenità e rispetto verso tutti, sceglierò la strada che riterrò più giusta. Non per me, ma per l’Ente che ho l’onore di rappresentare. E lo farò nel rispetto dei valori che caratterizzano il mio essere, la mia educazione e la mia sensibilità».

 

Il bilancio

«Su una cosa sono sempre stato chiaro - ha riferito L'Andolina - : il bilancio va approvato, perché senza bilancio l’Ente rischia un danno irreversibile. Apprezzo chi, anche criticandomi, ha compreso il valore di questa responsabilità istituzionale. Le accuse personali, gli attacchi sui social, gli insulti più o meno velati non mi appartengono e non mi interessano. Non sono mai stati il mio stile e non lo saranno adesso».

 

L'Ingratitudine

Il presidente ha proseguito: «Ho letto anche accuse di ingratitudine. Chi mi conosce sa che non ho mai agito con cinismo, ma sempre con il metro della responsabilità, dell’equilibrio e del rispetto per le istituzioni. La gratitudine, quando si hanno ruoli pubblici, non può essere un automatismo. Va misurata sulle circostanze, sui contesti, sulla realtà che evolve».

 

L'attività svolta 

L'Andolina ha tenuto a rivendicare la propria azione politico-amministrativa, ricordando: «Ho sempre cercato di onorare il mio ruolo senza distinzioni di colore politico, di territorio, di appartenenza. Ho lavorato per i comuni montani e per quelli costieri, per la maggioranza e per l’opposizione. Ho lavorato per tutti. Gli atti amministrativi, i numeri, gli interventi, i risultati, che presenteremo nel dettaglio, testimoniano un lavoro serio, svolto da un’intera macchina amministrativa che voglio qui ringraziare pubblicamente: dai cantonieri agli ingegneri, dagli amministrativi ai tecnici, dai ragionieri agli architetti, dagli autisti ai titolari di Posizioni organizzative e al segretario generale. Senza di loro, nulla sarebbe stato possibile».

 

Altre accuse

«Quanto alle ulteriori accuse, come quella di essere insopportabilmente autoritario, lascio serenamente cadere giudizi che chi mi conosce sa valutare da sé. Sulla presunta mancanza di programmazione, ci sarà tempo e modo per presentare dati concreti: numeri di efficienza e operatività che raramente si erano registrati nella storia della Provincia. E il merito, va detto con onestà, non è mio, se non in minima parte, ma, ribadisco, degli Uffici e dei dipendenti che ogni giorno assicurano il funzionamento dell’Ente. A tempo debito illustreremo gli interventi realizzati, le incompiute finalmente concluse, le nuove iniziative volontariamente assunte dall’Ente, la programmazione già definita per i prossimi quattro anni, mai così puntuale, e il miglioramento dei conti di bilancio. Chi vive ogni giorno la vita dell’Ente e conosce davvero i disagi della comunità, sa quanto questo lavoro abbia richiesto impegno, conoscenza e presenza costante».

 

La riconoscenza

Poi la chiosa, con il presidente che ha respinto le accuse di "autoritarismo" ribadendo la sua proclamazione di libertà: «Concludo con una riflessione semplice, che sento mia: "La riconoscenza è un fiore che cresce meglio nei terreni difficili". Non sempre fiorisce subito. Ma se si resta coerenti, alla lunga lascia il segno.

I legami personali si possono sciogliere, al pari di quelli politici. Non senza una profonda sofferenza dello spirito. Ma i legami con la responsabilità istituzionale, quelli no. Quelli restano, anche quando il cammino si fa più stretto, più faticoso, più silenzioso. Sono rimasto fedele a una sola bussola: il rispetto per la comunità, per l’Ente e per le persone che ogni giorno si aspettano correttezza, serietà e risposte da chi ricopre un ruolo pubblico. Il mio compito non è difendere me stesso, né inseguire un destino personale o politico. Il mio compito è garantire risposte ai cittadini, creare le condizioni perché queste risposte arrivino e assicurare continuità all’Ente. Questo è stato, e resta, il mio unico orizzonte.

Poi, ogni strada ha il suo tempo. E ognuno, prima o poi, capisce quando è il momento di cambiare passo o di fermarsi.

E che ognuno di noi, nei propri ruoli, possa continuare a coltivare ogni giorno quel bene fragile e immenso che si chiama libertà».

 

 

 

 

 

 

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