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Sanità

Medici di base, nel Vibonese dimezzate le zone carenti

Rimangono diverse situazioni critiche: necessario implementare la medicina territoriale

di author profile img Francesco Facciolo
Medici di base, nel Vibonese dimezzate le zone carenti

Importanti progressi nella copertura delle zone carenti di medici di base nel Vibonese. Secondo la ricognizione dell’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp), da maggio a ottobre le sedi vacanti si sono ridotte da 22 a 11, segnando un risultato significativo nonostante le difficoltà legate a bandi deserti e procedure complesse.

Le zone ancora carenti riguardano Sant’Onofrio, Vibo (frazione Piscopio), Pizzo, Francica, Filadelfia, San Calogero, Zaccanopoli, Tropea, Drapia, Vazzano e Gerocarne. In molti di questi comuni si sta sopperendo grazie ai medici pensionati che hanno scelto di prolungare il servizio oltre i 70 anni, ma alcune proroghe scadranno a dicembre, rischiando di riaprire le sedi vacanti.

Particolarmente critica la situazione a Francica, dove da oltre un anno non si riesce a garantire la presenza di un medico di base.

 

Il ruolo determinante delle Aft

Un ruolo sempre più strategico è affidato alle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), attivate in sette centri del Vibonese: Vibo, Mileto, Tropea, Nicotera, Filadelfia, Soriano e Serra San Bruno. Queste strutture rappresentano la nuova direzione dell’assistenza territoriale, con l’obiettivo di assicurare continuità assistenziale e ridurre la pressione sui Pronto soccorso.

Ogni AFT riunisce almeno 9 medici di famiglia in un’unica sede, offrendo assistenza continua dalle 8:00 alle 20:00 sull’intero comprensorio. Il vantaggio per i cittadini è quello di trovare sempre un medico disponibile, anche se non il proprio di riferimento.

L’Asp sta puntando molto sulla comunicazione e sensibilizzazione dei pazienti, spiegando le funzioni e i servizi delle AFT, che in futuro potranno evolversi in “AFT complesse”, capaci di fornire anche assistenza notturna e specialistica.

 

L'obiettivo: alleggerire il Pronto soccorso

Si tratta di un passo decisivo verso la riforma della medicina territoriale, indispensabile per alleggerire i Pronto soccorso, oggi sovraffollati da accessi impropri dovuti alla carenza di medici di base.

Secondo i dati Asp, l’85% dei casi trattati al Pronto soccorso potrebbe essere gestito direttamente sul territorio. Una percentuale che evidenzia l’urgenza di potenziare la rete dei medici di famiglia e di rafforzare il legame tra sanità e territorio, per una cura più efficiente e vicina ai cittadini.

Francesco Facciolo

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